Perché abbiamo bisogno di ricordi? Prima di tutto, per sapere chi siamo


#ilfilonellastoria – La giornata mondiale della memoria

 

di Anna Merolle

Condividiamo la vita con le persone che amiamo e con noi stessi perché ricordiamo. Possiamo allungare il tempo trascorso senza farlo morire nel precetto del qui ed ora.

Non mi è dovuto sapere dove sarò in futuro, ma potrò con i miei ricordi sentire il profumo della camicia di mia madre e la possibilità di poterlo ritrovare in altro luogo.

Cos’è un ricordo? È così vicino a noi, più di quanto potremmo immaginare. È immobile nella nostra realtà interiore mentre fuori tutto si modifica nell’istante stesso dell’accadere. Le esperienze vissute e le persone conosciute sono tutte nella nostra memoria. Memoria da cui possiamo anche decidere di fuggire oppure di starci se vogliamo. Ciò che è successo è successo, non si può tornare indietro. Invece, possiamo decidere cosa significa per ognuno di noi essere vivi.

 

La vita può essere capita solo all’indietro, ma dev’essere vissuta in avanti. 

S. Kierkegaard

 

La verità è che i ricordi sono una cosa complicata. Spesso non sono stabili e nemmeno affidabili. Sono possibili di spostamento. Il tempo li influenza. Le memorie sono il faro per guardare al nostro futuro.

Ogni esperienza vissuta si trasforma in ricordo. Ricordiamo anche per dimenticare così da adoperare una selezione di ricordi da conservare e non solo. Quando accade un’esperienza negativa la vogliamo dimenticare e il ricordo ci orienta rispetto al dolore e alla paura. Di fronte a un’esperienza invece positiva la vogliamo rivivere quanto prima perché associamo l’azione al ricordo. Ricordare ha il potere di plasmare i nostri sentimenti e le nostre scelte e questi cambiano la prospettiva di come agiamo.

Il 27 gennaio è la giornata mondiale della memoria nel dovere di ricordare l’Olocausto.

 

Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.

Primo Levi

 

Il 27 gennaio del 1945, esattamente settantatré anni fa, furono aperti i cancelli di Auschwitz. Un inferno a cielo aperto. Sono state proprio le memorie degli ebrei perseguitati e sterminati che hanno permesso di ricostruire esattamente gli accaduti.

Il Diario di Anna Frank è un’opera memorialistica scritta dal 12 giugno del 1942  al 1 agosto del 1944 e interrotta con la deportazione di Anna e la sua famiglia al campo di concentramento.

Il Diario di Anna Frank lo lessi all’età di nove anni. Ciò che catturò la mia attenzione su Anna fu innanzitutto il fatto di condividere lo stesso nome e poi la curiosità di leggere un diario privato.

I diari sono i depositari dei nostri vissuti intimi. Sono amati dai bambini perché possono essere nascosti e nello stesso tempo possono sostenere il carico emotivo dei loro segreti senza dispiacere nessuno.

 

Ah, quante cose mi vengono in mente di sera quando sono sola, o durante il giorno, quando debbo sopportare certa gente che mi disgusta o che interpreta male tutte le mie intenzioni! Perciò finisco sempre col ritornare al mio diario, è il mio punto di partenza e il mio punto di arrivo.

Tratto dal Diario di Anna Frank – sabato 7 novembre 1942

 

Attraverso la vivida rappresentazione del terrore descritta da Anna cominciai a prendere conoscenza degli orrori perpetuati ai danni degli ebrei. Il ritratto dei fatti di lì a poco mi venne confermato dalle immagini crude della serie tv l’Olocausto trasmessa nel 1979.

Anna poteva essere una ragazza normale con un’adolescenza ordinaria quanto la mia. Sarebbe diventata ciò che aspirava a essere: una scrittrice e giornalista. Questo suo desiderio prese coraggio in lei quando apprese da Radio Orange che il ministro olandese voleva pubblicare a guerra terminata le testimonianze del suo popolo sugli orrori vissuti. Il suo diario divenne per Anna la possibilità di essere un libro memorialistico per le generazioni future. Cominciò una nuova stesura ma purtroppo non riuscì a completarla.

 

Voglio continuare a vivere dopo la mia morte! Perciò sono grata a Dio che mi ha fatto nascere con quest’attitudine a evolvermi e a scrivere per esprimere ciò che in me.

Sarà un’idea sciocca, ma ci penso sempre: a quattordici anni e con così poca esperienza non puoi ancora scrivere di filosofia. E allora avanti coraggio, ci riuscirò, perché a scrivere sono decisa! La tua Anna.

Tratto dal Diario di Anna Frank-4 aprile del 1944

 

Tenere un diario è un modo per preservare i ricordi degli eventi contro le deformazioni del tempo e dell’oblio.

C’è una responsabilità che avviene implicitamente nella scrittura di un diario: è la responsabilità di testimoniare, di riconoscere lo straordinario anche nei giorni più semplici. Si pensa di non avere nulla da condividere o da insegnare ma questo non è vero. Non importa chi siamo, ognuno ha qualcosa da raccontare. Ogni storia vera racchiude in sé il proprio fascino e testimonia il racconto del proprio sé.

La memoria dei ricordi sono la storia del nostro sé. Per sapere chi siamo come identità bisogna sapere chi siamo stati. Sia nel bene che nel male, la vita ricordata ci orienta su come saremo domani. Siamo viaggiatori del tempo allorquando immersi nei ricordi recuperiamo immagini, odori e sensazioni per ritornare poi, al suono del gong, nel presente.

La memoria ha un ruolo importante nelle nostre vite e nella società. I ricordi ci connettono o disconnettono dalle persone, ci impediscono di commettere un errore, ci perseguitano o diventano un rifugio sicuro.

Stiamo andando verso una memoria esterna archiviata nel web, sempre disponibile e rappresentata graficamente. Il pericolo sta nella perdita del potere del viaggiatore nel tempo. Avere nitida la foto di un viaggio nel cellulare o recuperarne una registrazione o un video indebolisce il collage colorato e svariato del ricordo.

Proprio perché il nostro concetto di memoria e di ricordo sta cambiando, l’importanza della memoria e della scrittura autobiografica diviene necessaria per evitare che i ricordi divengano insignificanti.

Immaginiamo che nella giornata mondiale della memoria ogni studente abbia la sua copia del Diario di Anna Frank sul banco. Sarebbe un passo costruttivo in tale direzione.

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